I prodotti tipici di un paese parlano della sua storia, delineano le caratteristiche del suo territorio, sono lo spunto ideale per comprenderne le tradizioni.
Negli ultimi anni, con frequenza sempre maggiore, si è iniziato a parlare di “Chilometro zero”, la nuova filosofia di consumo che prevede l’acquisto di prodotti agroalimentari direttamente in loco, al fine di ridurre l’inquinamento e di dare maggiore risalto alle tradizioni locali, offrendo agli utenti prodotti freschi e di stagione, quindi puntando molto alla qualità dei prodotti messi sul mercato.
Si è iniziato a parlare molto anche di “biologico”, di “stagionalità dei prodotti” e si è iniziato un processo di “ritorno alle origini”, optando per i prodotti della propria terra, seguendo ricette tradizionali e locali.
Questo perchè l’alimentazione ha assunto e assume di anno in anno sempre maggiore importanza: dopo anni di surgelati e prodotti pronti, forse ci si è resi conto che il cibo influisce molto sulla qualità della vita, sia in termini di salute, che in termini dell’umore, che è quasi dire la stessa cosa.
La Costiera Amalfitana, con il suo clima ottimale, reso dolce dal benefico influsso del mare, ha basato sui suoi prodotti tipici tutta la tradizione gastronomica, piuttosto eterogenea e variegata.
Grazie ai caratteristici terrazzamenti, elemento distintivo del paesaggio, gli abitanti della Costiera sono riusciti, nei secoli passati, ad addolcire il profilo della montagna, conservando il delicato equilibrio idrogeologico dei versanti.
L’arte dei “muri a secco” si tramandava di padre e in figlio e permetteva di rendere coltivate delle aree adibiti alle viti o al celebre “Sfusato amalfitano” , divenuto simbolo della nostra costa e perno centrale dell’arte pasticcera.
Gli abitanti della costiera amalfitana hanno sempre tenuto “un piede nella vigna ed uno sulla barca”: sono sempre stati pescatori ed agricoltori, fin dai tempi più antichi.
Nel corso dei decenni ogni paese della Costiera ha sviluppato le proprie tradizioni gastronomiche, basandosi sulle maggiori risorse che il territorio offriva: era forse questa la vera ed autentica filosofia del Chilometro zero, che ancora oggi sopravvive: il piccolo contadino, il pescatore, l’artigiano di bottega, sono mestieri che esistono ancora, nonostante la corsa e la frenesia dei tempi.
Ecco una lista dei regali che la Costiera amalfitana ha ricevuto dalla terra e dal mare: i nostri prodotti tipici.
Lo sfusato amalfitano:
il nostro limone Costa d’Amalfi ha ricevuto nel 2001 l’Indicazione Geografica Protetta.
Viene prodotto in tutti i comuni della Costiera Amalfitana e presenta caratteristiche differenti rispetto agli altri limoni: la forma allungata ed affusolata (da cui il nome “sfusato”), il profumo particolare, la presenza di Vitamina C (doppia rispetto all’arancia).
Storicamente fu utilizzato come coadiuvante nella lotta allo Scorbuto.
Nella nostra gastronomia ha infiniti usi: viene utilizzato per condire le insalate, i piatti a base di pesce, nella preparazione di dolci, gelati o bevande rinfrescanti, come “la delizia al limone” o il “sorbetto”, immancabile refrigerio nelle calde giornate estive.
Ma lo sfusato amalfitano deve la sua fama soprattutto al Limoncello, il celebre liquore ottenuto dalla macerazione delle scorze di limone in alchool, acqua e zucchero.
E’ un liquore dal caratteristico colore giallo, dal sapore dolce e intenso, con le note inebrianti del limone, servito freddo o ghiacciato dopo i pasti costituisce un delizioso digestivo.
Nei vigneti delle colline amalfitane viene coltivata l’uva per la produzione del vino Doc Costa d’Amalfi, prodotto soprattutto nelle zone di Furore, Ravello e Tramonti.
Alcuni tra gli antichi vitigni che sono ancora attivi, con una produzione molto caratteristica che conserva l’antico ricordo di uve prodotte in terrazzamenti di pochi metri quadrati, per uso quasi esclusivamente familiare.
Si tratta di uve che presentano le caratteristiche esclusive del luogo in cui vengono prodotte, spesso non presentano particolari caratteristiche finchè non diventano vino.
Tra i vini della nostra zona: Aglianico, Biancolella, Tintore (il corposo vino di Tramonti), il Pepella (esclusivo dell’entroterra amalfitano), il Ravelo ed il Gran Caruso.
Tonno e Alici di Cetara:
I cetaresi sono cacciatori di tonno di discendenza etrusca e fin da tempi antichi si pratica la pesca delle alici, praticata con le “Lampare”, tipiche imbarcazioni che prendono il nome dalla lampada installata sull’imbarcazione, che permette di illuminare una vasta superficie d’acqua.
Le alici, prima considerate un “pesce povero”, negli ultimi anni hanno invaso la gastronomia locale, divenendo un ingrediente fondamentale di numerosi piatti e protagonista di alcune sagre come “Le giornate del pesce azzurro”, giornate che rallegrano ogni anno l’estate a Cetara, e “La festa del Pesce azzurro”, che si tiene ad Atrani, altro comune di pescatori da secoli.
Tonno ed alici, ma non solo.
Nei secoli passati, quando d’inverno non si poteva andare a pesca, le famiglie custodire qualche piccola risorsa nella dispensa: una di queste risorse era la “colatura di alici”, oggi piuttosto richiesta per la preparazione di deliziosi primi.
La colatura di alici si presenta come un liquido di colore ambrato, dal sapore molto intenso e salato (bisogna usarne davvero poca, per condire gli spaghetti) e viene prodotta facendo macerare vari strati di alici, alternati ad altri pesci grandi tagliati a pezzetti, con sale ed aromi.
Deliziosissimi sono gli “spaghetti con la colatura di alici”, piatto tipico di Cetara.
La pasta a mano di Minori:
Per secoli l’economia di Minori si è basata sulla produzione della pasta a mano, tanto da farne uno dei principali centri di produzione durante il Regno delle Due Sicilie.
Al centro del paese vi erano numerosi mulini alimentati dal fiume Reginna Minor, tanto da vantare fino all’inizio del secolo una produzione di pasta non seconda alla famosa Gragnano.
Un formato di pasta tipicamente minorese sono gli “Ndunderi”: un tipo di pasta a forma di “gnochetti”, a base di farina, ricotta, uova e parmiggiano, mangiati soprattutto per i festeggiamenti in onore di Santa Trofimena, patrona di Minori.
Anche i fusilli (o ricci) sono un altro formato di pasta tipicamente minorese: in passato venivano prepari a mano dalle signore anziane del paese che gli davano la forma caratteristica utilizzando un ferro sottile.