C’è malinconia nell’aria. Sarà il tempo che si presenta incerto, sul punto di cambiare, ma piuttosto indeciso. Si avverte l’elettricità del cambiamento di stagione, ma l’autunno vero e proprio sembra ancora lontano. Persino la pioggia, a volte, sembra essere timida, in crisi esistenziale: non sa quel che è giusto fare, se piombarci addosso con violenza o astenersi del tutto, e allora si limita a bagnare le ringhiere dei nostri balconi e a lasciare poche, piccole pozzanghere in strada.
Ci si sente incerti su tutto, in periodi del genere: dal cosa indossare al cosa fare, senza dimenticare la fatidica domanda:”porto l’ombrello o lo lascio a casa?”, come se non volessimo abituarci all’idea che questa estate così innaturale, durata troppo a lungo, stia giungendo finalmente al termine per seguire il sacrosanto corso delle cose.E allora, in pomeriggi come questi, ci si sente dentro qualche pozzanghera di malinconia.Si incomincia a paragonare il tempo incerto degli ultimi anni con il clima autunnale del passato, più rispettoso della
“tradizione”, e si finisce col pensare al passato e ad avere in testa una foto di noi da piccoli, quando il clima passava in secondo piano.Io ho cominciato a ricordare mia nonna, la più classica delle nonne, coi capelli raccolti nella sua crocchia d’argento.Me la ricordo, come se fosse ieri, seduta, come sempre, al tavolo della cucina, davanti al braciere.Ebbene, si: aveva il braciere, di quelli che si usavano tanti anni fa per riscaldare gli ambienti, con la carbonella, protetto da una rete metallica dove di solito abbrustolivamo le pigne o le castagne.Non dimenticherò mai l’odore di quella cucina, nè la sensazione di calore e protezione che sprigionava il braciere in quello stanzone altissimo, durante il mese di novembre, quando a novembre faceva davvero freddo.E non dimenticherò mai un’altra cosa di mia nonna: le infinite proposte che riusciva a fare per invogliarmi a farmi mangiare “na cusarella” perchè, diceva (citando a sua volta “gli antichi”):
“O’gghianco e o’russo vene da o’musso” (per dire che la salute dipende da quel che si mangia, saggia donna!). E riusciva, con quattro semplici cose che aveva in casa, a fare cento proposte e ,in un modo o nell’altro, la smettevo di fare i capricci e mi lasciavo accontentare, per non dire viziare. Una delle proposte che faceva spesso, soprattutto quando eravamo più numerosi, era “lo spaghetto con le noci”, un piatto semplice semplice ed anche abbastanza povero, ma che riusciva a mettere d’accordo tutti.
Un piatto con gli ingredienti della nostra tradizione gastronomica: alici di Cetara e noci di Sorrento.
Questo piatto non ha mai abbandonato la mia famiglia, tanto è che spesso lo prepariamo anche durante le festività natalizie, proprio come spesso faceva lei. Non sarà paragonabile ai famosi “scialatielli ai frutti di mare” o alle altre leccornie che siamo soliti mettere sulle nostre tavole a Natale, ma c’è dietro una generazione di persone che l’avrà consumato leccandosi i baffi e chiedendo persino il bis. Anche se per noi ha un significato particolare, resta il fatto che si tratta di un piatto davvero buono, una di quelle cose che solo la nostra terra poteva far riuscire così bene. Ci sarà del patetico in questo? Per evitare ulteriori vaneggiamenti e per evitarvi tutto l’album dei ricordi, faccio una cosa utile: vi posto la ricetta. Così lo assaggiate, poi mi fate sapere! Ingredienti per 4 persone (dotate di appetito normale) – 320 gr di spaghetti
La noce di Sorrento: la più diffusa e pregiata varietà di noce della Campania.
- 20 noci di sorrento - aglio – olio extra vergine di olive q.b. - alici di Cetara sotto sale (mia nonna le faceva in casa. Di solito, in sostituzione utilizziamo delle alici in vasetto comprate al supermercato, ma purtroppo non è la stessa cosa) – peperoncino – prezzemolo Procedimento:Mentre gli spaghetti cuociono in abbondante acqua salata, in una padella fate imbiondire l’aglio con le noci accuratamente sgusciate e tritate. Aggiungere le alici e farle sciogliere.
Secondo la tradizione le alici che andranno messe sotto sale, vengono pescate nel periodo che va dal 25 marzo al 22 luglio.
Togliere l’aglio dalla padella. Quando gli spaghetti sono cotti (al dente, mi raccomando!), scolarli e condirli col composto appena preparato, rigirandoli direttamente in padella a fuoco bassissimo per pochi secondi. Infine aggiungere il peperoncino ed un abbondante trito di prezzemolo. A piacere è possibile aggiungere altre noci tritate. Sarò romantica, ma come quelli di mia nonna non ne ho mai più mangiati! Buon appetito!
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