“Non c’è cibo di re più buono del pane.”
C’era una volta, tanti anni fa, l’affascinante e ormai perduta tradizione di fare il pane in casa, di prendere il latte fresco dalle mucche, nella stalla vicino casa, di coltivare personalmente il proprio piccolo orto e di rendere preziosi quei semplici prodotti della terra.
Erano tempi di povertà, in cui l’unica ricchezza era costituita dalla pazienza, dall’arte di arrangiarsi, dall’arte preziosissima di fare a mano e di fare bene.
“Erano tempi in cui si era felici con poco”- dicono le sagge nonne ai nipotini delle nuove generazioni.
E talvolta aggiungono: “Voi che ne sapete dei sacrifici che abbiamo fatto?”
Una domanda retorica, che a volte fa sorridere i più giovani, ma che sa di vaga malinconia e che contiene tutte le storie di quelle famiglie che vivevano con i prodotti della terra, senza computer e senza cellulari, in una realtà che sembra storicamente antichissima, ma che è solo dietro le nostre spalle.
Dagli anni 50 agli anni 70 si registrò il boom dell’emigrazione: è quello il periodo delle foto in bianco e nero, quelle dal fascino particolare che si vedono sui libri di storia, delle valigie di cartone, piene di speranze e aspettative.
Fu in quel periodo che tante famiglie del Sud Italia partirono alla volta del Nord, ”fieri delle proprie radici e determinati a conservarle.”
Oggi si contano circa tremila tra ristoranti e pizzerie tramontine distribuite in nove diverse regioni d’Italia: si tratta delle nuove generazioni, discendenti da quella generazione di “emigranti” che con orgoglio e ingegno diffuse l’interesse per la pizza, la buona pizza della tradizione napoletana.
“Uno di loro particolarmente intraprendente giocò la sua carta, sfidando il destino: fare il Fior di latte come sapeva. E poi perché no? Con esso, fare la pizza!Con la sola forza di una semplice idea, di una semplice ma travolgente pietanza, riuscì a creare un impero e a indicare una strada a centinaia di “paesà”. Disegnando con loro, e per loro, un futuro nuovo. Da emigrante, il signor Giordano si trasformò senza volere in importatore. Di tramontini, di saperi e di passione.” (Monica Piscitelli, giornalista autrice della Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania)
Oggi, i numerosi pizzaioli tramontini, trapiantati nelle diverse regioni del Nord Italia, ma legati da sempre al loro territorio d’origine, vogliono ricostruire e ricordare la storia della loro vita, fatta di passioni, ingegno, sacrificio e speranze, fatta di valori semplici e buoni, proprio come il pane.
Il 20 febbraio 2013 alle ore 18.00 presso la Sala consiliare Comune di Tramonti – Polvica – Tramonti si terrà il primo convegno sulla Storia dei Pizzaioli di Tramonti.
Per ricordare, ricostruire e mettere insieme la storia dei pizzaioli di Tramonti dagli anni ’50 fino ai giorni nostri, prendendo in considerazioni vari aspetti: storico-sociali, antropologici, culturali ed economici.
Lo scopo finale dell’iniziativa è quello di ricavarne un volume che diventi un tassello fondamentale della cultura gastronomica locale.
Interverranno:
Dott. Carlo Capello – Antropologo ricercatore Università di Torino
Gino Sorbillo – Master Chef della storica Pizzeria Sorbillo
Giuseppe Giordano – Responsabile del progetto Storia dei pizzaioli di Tramonti pizzaiolo inventore de Il Pizzino
Luigi Giordano – titolare del Caseificio Giordano dal 1950 di Oleggio (NO)
E parteciperà inoltre:
Monica Piscitelli – giornalista autrice della Guida alle Migliori Pizzerie di Napoli e della Campania.